Descrizione
Lasciandosi alle spalle l’area archeologica di Roca Vecchia, attraversando la strada provinciale litoranea, ci si trova davanti al Santuario di Maria Santissima delle Grazie. La prima cosa che il visitatore nota è che la chiesa è notevolmente sottoposta rispetto al livello della strada. Scendendo le scale si ritrova in una chiesetta a tre navate, scandite da colonne monolitiche di pietra leccese. L’altare maggiore, di gusto barocco, è affiancato dalle statue in di S. Agata e di S. Apollonia.
Il santuario è antico e la sua origine affonda le radici in una leggenda, anch’essa legata, come molte altre del luogo, al mare e ai turchi: si narra che nel 1480, quando Roca venne assediata e conquistata dall’esercito ottomano, un’icona della Madonna con il bambino si sia salvata dalla distruzione operata dai turchi. Era una bella immagine dipinta su pietra e quando un pastorello la trovò casualmente, nascosta sotto terra, la volle tenere per sé. Tuttavia, la notizia di un’icona scampata alle devastazioni turche venne subito a diffondersi e la gente di Roca edificò un luogo sacro dove venerarla. Così nacque questo santuario, costruito sui resti di un luogo di culto più antico, ipogeo, probabilmente del periodo bizantino.
La venerazione per la Madonna delle Grazie di Roca Vecchia non appartiene solo agli antichi abitanti del luogo. Quando le continue incursioni dei pirati e la distruzione di Roca del 1544 costrinsero i roccani a lasciare la loro patria, molti di loro si stabilirono nei casali vicini: Borgagne, Melendugno, Calimera e Vernole. In questi luoghi, gli abitanti di Roca infusero la devozione per il Santuario, così che ancora oggi, in quattro diverse date di maggio, gli abitanti di quei paesi compiono un pellegrinaggio verso Roca Vecchia, per omaggiare la Madonna. Il legame tra la città sul mare e i centri dell’entroterra è così forte, essendosi sedimentato nei secoli, che nel corso del Novecento ha dato origine, fino ai nostri giorni, al curioso fenomeno delle “tragedie di Roca”. In ognuno di questi paesi, all’inizio del Novecento, sono nati dei drammi popolari che hanno rielaborato la storia dell’assedio di Roca del 1480, trasformandolo in una tragedia, in cui il momento culminante è sempre la distruzione della città ad opera dei turchi. Ovviamente le varie “tragedie di Roca” non hanno valore storico, ma sono molto interessanti come testimonianza di permanenza, a livello di cultura popolare, di un evento drammatico come le incursioni dei corsari turchi.