Descrizione

Su via Roma, la via principale di Melendugno che da piazza Vittorio Emanuele conduce a piazza Risorgimento, si erge una chiesa barocca, intitolata all’Immacolata e datata al 1666. Al tempo della sua edificazione, essa si trovava al limite del centro abitato e alcuni indizi di elementi difensivi, come il parapetto sui muri laterali, ce lo testimoniano.

La facciata è piuttosto semplice, per essere un edificio seicentesco, ma le quattro nicchie laterali, le quattro lesene, le forme della cimasa e l’elaborato portale colpiscono l’occhio con un variegato gioco di figure geometriche e piani sfalsati.

Entrando, la contrapposizione tra semplicità e complessità continua ad essere la cifra stilistica della chiesa. Infatti, se è vero che l’impianto architettonico si articola su una unica navata, peraltro animata da pochi altari, è vero anche che questi ultimi sono un fiorire di forme barocche. Tuttavia, il sovraffollamento di cappelle, altari, pilastri e statue della chiesa madre qui è assente: la chiesa dell’Immacolata è luminosa e accogliente, pur nella sua piccolezza.

Il vero capolavoro che vi si trova è l’altare maggiore (1698), che occupa tutta la parete di fondo: è il classico altare barocco salentino del secondo Seicento, ricco di ghirlande, colonne avvolte su sé stesse, capitelli, angeli e motivi floreali. In questa cornice scenografica si inquadrano tre tele: la centrale dedicata per l’appunto a Maria Immacolata e le laterali a S. Lucia e a S. Marina. I tre quadri offrono delle particolarità nei dettagli: la tela dell’Immacolata presenta un vivido ritratto del demonio sotto i piedi della Madonna, con al lato sinistro la rappresentazione di alcuni edifici non identificati; Santa Marina che, secondo il racconto agiografico, avrebbe colpito e ucciso un dragone infernale con un martello, la vediamo qui nell’atto di portare al guinzaglio un drago ormai soggiogato.

In alto, l’altare si conclude con la raffigurazione di S. Giovanni Battista, a cui la chiesa era inizialmente dedicata. Più su, nella volta dell’abside, un cielo turchino e punteggiato di stelle completa la scenografia.

L’altare di San Donato, con la tela omonima, è successivo, del 1777 e presenta ai lati le statue di S. Vito e S. Foca, due figure molto venerate nel comune di Melendugno, come si evince dal toponimo della marina di San Foca e dalla chiesetta di S. Vito a Roca Nuova.

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