Descrizione
L’attuale chiesa parrocchiale di San Foca, intitolata a Maria SS. Assunta, è il più recente degli edifici religiosi del luogo, essendo stata ricostruita nel 1963.
Il primo insediamento religioso risale probabilmente a un periodo non anteriore all’VIII secolo d. C., quando qui e lungo tutta la costa adriatica si svilupparono insediamenti rupestri a scopo di culto. Anche San Foca aveva una cappella scavata nella roccia, dove monaci provenienti dall’impero bizantino vivevano e pregavano. Intorno a questo primo nucleo religioso dell’Alto Medioevo si è poi sviluppato un piccolo villaggio a ridosso della costa.
Presso la torre di guardia (vedi La torre di San Foca) un’indagine archeologica, effettuata tra il 1974 e il 1975, ha rinvenuto i resti di una cappella medievale, probabilmente del XII-XIII secolo.
Nell’attuale chiesa parrocchiale di San Foca è visibile la statua del Santo che dà il nome al luogo. La vita di San Foca è molto interessante e si integra perfettamente con la storia di San Foca come marina e borgo di pescatori..
Di questo Santo ritroviamo notizie nel Martirologio Romano e in un canto popolare di Francavilla Angitola in Calabria. La storia racconta di un soldato di Sinope nel Ponto (oggi in Turchia), vissuto sotto l’impero di Decio (249-251 d. C.), il quale si era convertito al Cristianesimo e si era reinventato ortolano (“avia chiantatu fuogghi e petrusinu, paria lu Paradisu rigistratu”, dice il canto popolare calabrese); per questa conversione venne condannato a morte dall’imperatore. I soldati mandati a cercarlo e giustiziarlo, non sapendo chi fosse e dove trovarlo, chiesero ad un uomo che stava coltivando il proprio orto. Quell’uomo, che era proprio Foca, disse che glielo avrebbe presentato il mattino dopo e offrì ai soldati un letto dove dormire, non prima di averli nutriti con i tanti prodotti nel suo orto. Quando, il mattino dopo, rivelò loro di essere lui in persona il Foca che stavano cercando, essi non volevano uccidere l’uomo che li aveva trattati con tanta benevolenza; ma fu il Santo stesso a spronarli a martirizzarlo, perché non incappassero nell’ira dell’imperatore. Addirittura, Foca aveva già scavato la propria fossa, per risparmiare la fatica ai suoi giustizieri; essi lo calarono lì con serpenti e scorpioni e quando, giorni dopo, aprirono la fossa, una luce abbagliante ne fuoriuscì.
Il culto di San Foca, venerato tra le altre cose come protettore contro i morsi dei serpenti, si diffuse subito in Oriente e anche nelle parti d’Italia dove è stata forte la presenza bizantina, ovvero in Salento e in Calabria. Nella Raccolta di vite de’ Santi di Don Carlo Massini (Napoli, 1789) si legge che San Foca “era venerato particolarmente dai marinai, i quali avevano sempre in bocca il suo nome, e spesso ricevevano segni visibili della sua protezione nei pericoli di mare”. Da ciò si può intendere perché il paese di San Foca, una località così strettamente collegata con le attività marittime, abbia scelto il patrocinio di questo santo.