Descrizione

Uno dei monumenti più antichi e rappresentativi di Melendugno è l’abbazia di San Niceta. L’immobile è sito nei pressi del cimitero comunale, quindi fuori dall’abitato, e si raggiunge facilmente dalla strada provinciale che da Melendugno porta a San Foca, girando in via dei Basiliani.

Nata come luogo di culto basiliano, non se ne conosce con certezza la data di fondazione (il 1167 dice Jacopo Antonio Ferrari, studioso del XVI sec.). È difficile sapere se esistesse già un abitato o se l’abbazia fosse totalmente isolata. È quasi certo che in origine non fosse dipendente dalla nota abbazia otrantina di San Nicola di Casole, ma nel 1392 viene annoverata tra le “case” dipendenti da Casole.

L’abbazia di San Niceta durante il Medioevo ha avuto un’importante influenza su tutta la zona limitrofa e annoverava possedimenti a Roca, Pasulo (antico casale in territorio di Borgagne, poi decaduto), Acquarica, Acaya e Vernole. Tra i vari abati che l’hanno presieduta è da menzionare almeno Marco Antonio de Ferraris, abate di San Niceta alla fine del Quattrocento, figlio del noto umanista salentino Antonio de Ferraris detto il Galateo.

Oggi la chiesa ha perso lo splendore che l’ha contraddistinta nel Medioevo, avendo ricevuto molti rimaneggiamenti nei secoli; tuttavia mantiene ancora interessanti tracce del suo glorioso passato.

Esternamente si presenta come un edificio semplice, con una facciata spoglia, animata solo da un arco sovrastante la porta. Dentro ci accoglie un unico ambiente voltato a botte, con diversi affreschi. Della struttura originale d’età normanna è rimasto ben poco; diverse sono invece le testimonianze dei secc. XV-XVI, come la volta a botte e gli affreschi, raffiguranti alcuni Santi (S. Antonio da Padova, San Paolo, San Niceta, San Rocco, San Vito e Sant’Antonio abate), un Crocefisso e una delicata Madonna con bambino. Notevole l’affresco sul muro di fondo, datato 1563, con un Cristo piagato sotto il quale il motto “mors mea vita tua” ricorda il messaggio cristiano della morte di Gesù per la salvezza degli uomini. Alla destra di esso vi è la Madonna di Loreto, con il bimbo in braccio e la Santa casa di Maria sottostante, secondo l’iconografia classica di questo culto (la fisionomia della chiesa rappresentata non somiglia a quella di Loreto e forse il pittore si è ispirato alla stessa abbazia di San Niceta; un caso simile si riscontra nella chiesa madre di Ginosa).

Al di là delle profonde trasformazioni operate tra la fine del Medioevo e l’inizio dell’Età moderna, l’abbazia di San Niceta rimane oggi uno dei più importanti edifici religiosi di età normanna, non a caso situato in posizione strategica tra l’abbazia di San Nicola di Casole a Otranto (di cui restano ormai pochi ruderi) e quella di Santa Maria di Cerrate a nord di Lecce.

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