Descrizione
La straordinaria importanza dell’area archeologica di Roca Vecchia come sito del Mediterraneo è dovuta a molti fattori. Uno di questi, sicuramente, è il ritrovamento di manufatti dell’età del Bronzo (XVII-XI sec. a. C.), non ascrivibili ad una civiltà dell’Italia meridionale, bensì ad un contesto egeo e minoico.
Ciò è notevole perché rende Roca un unicum nel panorama del sud Italia: una grande città dell’età del Bronzo che ha frequenti rapporti commerciali con il mondo orientale del Mar Egeo, molti secoli prima della colonizzazione della cosiddetta Magna Grecia.
A testimonianza di questa frequentazione ci restano dei manufatti incredibili ed affascinanti, oggi visibili nel museo archeologico “S. Castromediano” di Lecce: una piccola scultura d’avorio di ippopotamo (circa XIV sec. a. C.), appartenuta probabilmente ad un assediante che proveniva dall’Oriente (vedi L’assedio di Roca: un racconto); dei dischi solari in lamina d’oro, simbolo di un culto del Sole, e un’ascia bipenne in bronzo, oggetti cultuali di chiara fattura egea, risalenti al XI sec. a. C.
Dotata di imponenti mura e protesa verso i Balcani e l’Egeo, la Roca Vecchia dell’età del Bronzo si presenta come una città fortemente influenzata dalle civiltà micenea e cretese: quando guardiamo l’ascia bipenne di Roca ci viene da pensare a quella data dalla ninfa Calipso ad Ulisse, nell’Odissea: “Una scure grande gli diede, da impugnare a due mani, di bronzo, affilata a due tagli: v’era infisso un bel manico di legno d’ulivo; gli diede inoltre una lucida ascia bipenne”.