Descrizione

Viaggio alla scoperta delle Torri Costiere del territorio di Melendugno

Le torri costiere sono una delle peculiarità architettoniche più diffuse del Salento, regione geografica che, oltre agli splendidi paesaggi naturalistici, conserva una storia antica tutta da scoprire.

Il Salento è terra di confine, terra di incroci tra culture che, a volte, hanno portato ad invasioni e guerre dalle quali ci si doveva difendere. Nel Salento, infatti, non è strano sentir dire il detto “Mamma li Turchi”, detto popolare che descriveva la paura della gente a seguito della strage di Otranto nel 1480 e delle frequenti scorribande.

Per questo, un elemento che contraddistingue la fascia adriatica, già evidente dai nomi delle località, è la torre costiera, un baluardo difensivo divenuto patrimonio inestimabile di una terra unica.

Le torri costiere furono erette, con il fine principale di proteggersi dai frequenti attacchi dal mare dei turchi e dalle scorribande di predoni occidentali, in due momenti fondamentali della storia del nostro territorio, tra il XV e il XVI secolo: prima nella seconda metà del quattrocento, quando i Turchi si apprestavano ad espandersi nell’Adriatico; poi, nell’arco di tempo che va dal 1519 alla metà del secolo, quando l’imperatore Carlo V avviò una strategia di fortificazioni difensive militari che ha coinvolto Lecce, Acaya e Melendugno, affidandosi a Gian Giacomo dell’Acaya, uno dei suoi architetti di fiducia di cui ancora si possono ammirare le grandi opere.

Non solo torri: il patrimonio storico-architettonico di Melendugno

Costruite ad un’adeguata distanza l’una dall’altra per potersi osservare a vicenda, le torri costiere assolvevano la loro funzione quotidiana di avvistamento sia comunicando con segnali visivi (ad esempio di fumo), sia tramite il coordinamento dei compiti difensivi tra il capotorriere e tre soldati-guardiani dipendenti: questi segnalavano il pericolo ai cavallari, i quali erano impegnati costantemente nella perlustrazione della costa e dei punti focali del territorio e avvisavano la cittadinanza segnalando lo stato d’allarme.

Ognuna delle località marine del comune di Melendugno ha la sua torre, indice di un sistema difensivo perfettamente congegnato e integrato, e tutte si sono conservate (alcune meglio di altre) sino ai giorni nostri.

Scopriamole insieme percorrendo la costa da nord a sud.

1. Torre Specchia Ruggeri

Situata nella località omonima, segna il confine costiero settentrionale del Comune di Melendugno con quello di Vernole. Costruita nel ‘500, rientrava nella giurisdizione territoriale dell’Università di Acquarica di Lecce. Lo spagnolo Giovanni Sanchez fu il primo capotorriero, pagato 8 ducati a bimestre. La costa da presidiare, bassa e formata da strette lingue sabbiose, comprendeva, come anche oggi, tante insenature rocciose che si erano già formate nel Medioevo.

La natura incontaminata di Torre Specchia nell’itinerario paesaggio

Guardando la struttura, si scorge un ambiente aggiuntivo nella parte posteriore costruito nel XIX secolo. Queste stanze erano destinate inizialmente ad abitazione del custode. Successivamente, Torre Specchia è stata sede di un presidio del Corpo Forestale dello Stato sino agli anni ’70 e ’80 del novecento.

2. Torre di San Foca

Strutturata architettonicamente come tutte le torri esistenti nel Salento, a tronco di piramide con base quadrata, presenta l’unica apertura in corrispondenza del piombatoio centrale. Quelle ai lati, invece, sono finte.

La Torre fu costruita nel 1568 e, grazie al restauro del 1975 compiuto nonostante il crollo di strutture murarie a causa dell’erosione eolica, costituisce l’unico esemplare che permette la piena lettura dell’impianto originario.

L’armamento difensivo, messo su nel 1577, consistette in un pezzo d’artiglieria in bronzo (detto falconetto).  Alla luce di ipotesi e confronti, si può dire che gli ambienti interni erano localizzati nel piano superiore, mentre giù c’era una cisterna, la cui presenza è comprovata dall’installazione di un segmento di condotto.

Un primo restauro fu completato negli anni Ottanta del XX Secolo dai baroni d’Amely di Melendugno, cent’anni dopo il leggendario passaggio del Re di Napoli Ferdinando I da San Foca, evento che rimase nella memoria della marineria di San Foca. I pescatori per anni continuarono a dire: “Eh, eh! A quai s’ha fermatu lu Re de Napuli, Ferdinandu, percene ulia cu pisca” (Qui si è fermato il Re di Napoli, Ferdinando – storicamente noto per la sua passione per gli sport regali come la pesca – perché voleva pescare).

Oggi la Torre di San Foca ospita gli uffici della Capitaneria di Porto.

3. Torre di Roca Vecchia

Sorge su un isolotto poco distante dalle rovine del vecchio castello di Roca, avanzata verso il mare e visivamente posta in comunicazione con le torri di San Foca a nord e dell’Orso a sud.

Anticamente nota come Torre di Matarico, fu eretta nel 1568, su disegno del regio ingegnere Giovan Tommaso Scala, dopo la demolizione dell’attiguo castello. Alle spalle della torre si estende l’antica città messapica e romana, ricostruita nel 1331 ad opera di Gualtieri di Brienne per cercare di realizzare uno scalo marittimo tra il Salento e l’isola greca di Lefkas.

Ammira il panorama che circonda la torre di Roca nell’itinerario paesaggio

L’esposizione all’azione erosiva del mare ha ridotto la Torre allo stato di rudere. I paramenti murari del lato nord, crollati, ospitavano probabilmente l’armamento, un pezzo d’artiglieria, detto moschetto, della portata di 1 libbra.

4. Torre dell’Orso

Torre dell’Orso si erge su una rupe ricadente a specchio sul mare ricca di grotte primitive. Fu eretta nel 1568 ma subì dei rallentamenti a causa della morte del costruttore e, a differenza delle altre, fu armata più tardi. Pur ridotta anch’essa a rudere, è stata oggetto di un’opera di ristrutturazione che ne sta scongiurando la perdita definitiva.

Il popolo melendugnese ha probabilmente modificato il nome antico di Torre Sant’Orso in Torre dell’Orso. Il motivo? Una leggenda. Si narra che nel vicino sito un monaco allevasse e convivesse con un orso. Con il passare degli anni entrambi vennero a mancare e, si racconta, la Torre iniziò a crollare.

Un’altra ipotesi afferma che la torre si sia chiamata in origine Sant’Orsola. Presso la fortificazione, infatti, sembra sia esistito un antico romitaggio dalle celle scavate nella roccia sottostante dedicato alla santa.

Gli scavi e le indagini portati avanti nel corso degli anni dall’Università di Lecce hanno dimostrato che, come per Roca, il territorio di Torre dell’Orso fu popolato nel corso dei secoli. La Grotta di San Cristoforo, posizionata sul lato opposto della baia e visivamente di fronte alla Torre, fu oggetto di incisioni volitive e dedicatorie già dal III secolo d.C., un Felicior Hispanius che chiede alla divinità della grotta di poter attraversare il Canale d’Otranto.

Non solo la Grotta di San Cristoforo: ammira tutte le grotte costiere di Melendugno

La località è piena di leggende, come quella delle Due Sorelle. Riscontrato nella storia è invece il passaggio dei Crociati, che lasciarono il loro segno con incisioni nella Grotta di San Cristoforo. I passaggi specifici riguardano i Cavalieri del Sacro Militare Ordine Gerosolimitano (secoli XII-XIV) e i Cavalieri Teutonici (XII-XIV), inviati a Gerusalemme con il fine di prestare assistenza ai crociati feriti o malati.

Nel XIX Secolo, caratterizzato dalla lotta perpetrata dal Regno Borbonico contro i Carbonari di Melendugno e Vernole, Torre dell’Orso fu dotata di un cannone per difendersi da scorrerie di predoni provenienti dal mare.

Il pezzo d’artiglieria fu poi depredato dai capi patrioti insurrezionali salentini Francesco De Carlo e Vitantonio Sansonetti, che tentarono di trasferire il cannone da Torre dell’Orso a Lecce, passando per Vernole, per opporsi all’entrata delle truppe borboniche e provocare la guerra civile tra le popolazioni del regno. Con la caduta del regno borbonico nel 1860 e la formazione del nuovo Regno d’Italia, i vernolesi De Carlo e Sansonetti divennero eroi della patria.

5. Torre Sant’Andrea (resti)

La località Torre Sant’Andrea, posta a Sud di Torre dell’Orso, è anche nota anticamente come Torre di Creta Rossa e rientrò nel XVI secolo nella giurisdizione territoriale dell’Università di Roca (con il nome ‘università’ erano riconosciuti i vari villaggi).

Posta a 11 metri sul livello del mare, fu eretta nel 1566 e, si legge in documentazione antica ripresa da Giovanni Cisternino nel volume “San Foca, Roca, Torre dell’Orso e dintorni”, costò 100 ducati, importo pagato al costruttore, il “maestro” Vittorio Renzo di Lecce.

Tracce importanti nella storia di Sant’Andrea sono anche ascrivibili al periodo di dominazione normanna. Correva l’anno 1057 quando il conte di Lecce Goffredo donò al primo vescovo di Lecce Teodoro Bonsecolo tre lotti di terre utilizzate per costruire la Chiesa di Sant’Andrea, oggi scomparsa, nei pressi di quella torre a sud di Torre dell’Orso che dall’undicesimo secolo sarà sempre definita come Sant’Andrea.

Attorno al 1140 poi il casale di Sant’Andrea fu donato alle Donne monache di San Giovanni Evangelista di Lecce, togliendolo al vescovato di Lecce.

Perché? Si potrebbero ipotizzare due motivi. Uno porterebbe a un favore elargito ad una parente dei conti normanni, che hanno costruito il monastero delle Donne Monache. L’altra opzione invece è rappresentata dalla leggera ostilità, mascherata dall’ostentata tolleranza, verso i greco-bizantini; l’allora vescovo Bonsecolo era l’ultimo vescovo greco a reggere la diocesi.

Come le altre torri costiere del territorio, fu armata di un mezzo falconetto lungo. A differenza delle vicine “sorelle” di Torre dell’Orso, San Foca e Roca, però, sono rimasti pochissimi resti, che consistono in ruderi che richiamano alla base di una precedente torre di guardia a pianta circolare.

Ciò ci fa capire che essa apparteneva alla prima metà del XVI secolo, elevata dai conquistatori spagnoli. La vegetazione, attualmente, copre quello che rimane della torre circolare.

Il sito di Sant’Andrea fu usato a scopi militari anche nel XIX secolo. La marina melendugnese ospitò infatti alcuni militi borbonici appartenenti alla Brigata Doganale, destinata per vigilare, tra gli altri, anche sul cannone posizionato nella torre di Torre dell’Orso.

La natura militare del sito di Sant’Andrea è viva anche ai giorni nostri. Alla sinistra del porticciolo naturale vi è il faro, presidiato costantemente da personale della Marina Militare.

Voglio scoprire le Spiagge nascoste di Torre Sant’Andrea