Descrizione

Se sei curioso di conoscere gli antichi mestieri praticati nel territorio di Melendugno, questo itinerario è per te.

La società contadina del Salento, come consuetudine nel Meridione d’Italia, era basata sulla divisione del lavoro tra uomo e donna, cardine chiaro e preciso che regolava la vita quotidiana.

 

All’uomo spettava il lavoro extradomestico, nella grande maggioranza dei casi di tipo agricolo, e alla donna spettava il lavoro domestico (pulizia, cucina e soprattutto allevamento dei bambini).

Di massima, il sostentamento economico della prole e della moglie era a carico del marito anche se, talvolta, non era raro vedere una donna sposata lavorare in campagna, soprattutto nel periodo della raccolta delle olive, peculiarità contadina del territorio di Melendugno. Questa attività, più che per un’indipendenza economica della donna, era però percepita come aiuto al marito, lavoro aggiuntivo a quello domestico.

M’incuriosisce scoprire l’evoluzione del lavoro dei contadini 

Oggi, naturalmente, l’innovazione tecnologica ha spazzato via tutto ciò su cui si basava la società contadina, allontanando sempre più le successive generazioni da quelli che ormai sono noti come gli antichi mestieri del Salento.

La ritrovata attenzione alle proprie tradizioni, però, ha mosso decine di studiosi e cittadini comuni, decisi sempre più a creare delle enclavi, nei propri territori, che conservassero attrezzature e tecniche dei lavori che caratterizzavano la società contadina.

Melendugno non fa eccezione a questa regola e l’area offre tantissimi punti dove ammirare e addirittura recuperare i mestieri della tradizione.

Come spesso succedeva nel Salento, l’occupazione più diffusa era l’agricoltura. Le campagne melendugnesi sono per la quasi totalità ricoperte da distese di ulivi, talvolta secolari. Collegato al lavoro del contadino  era anche quello del frantoiano (trappitaru), attività dura per sforzo fisico e lontananza prolungata dalle proprie case.

Il frantoiano: l’operaio salentino nel corso dei secoli. Voglio scoprire la storia

Legato al settore primario è anche il mestiere antico dell’apicoltura. Proprio dal miele, in dialetto noto come “lu mele”, deriva il nome “Melendugno”.

Voglio leggere la storia dell’apicoltura a Melendugno

Non si può parlare di alimentazione senza riferimenti al pane, alimento che non mancava mai sulle tavole. Il fornaio (furnaru), lemma che oggi è usato come sinonimo di panettiere, era il sacro tecnico dei forni.

Voglio sapere come lavorava il fornaio

Spostandosi verso il mare, precisamente a San Foca, si possono ammirare le zone dove ormai da centinaia di anni albergano i pescatori  della storica marineria melendugnese, una delle più antiche della fascia adriatica salentina.

Mille insidie, fede e superstizione: la vita del pescatore

La campagna era anche la patria dei carbonai, coloro che dal disboscamento della storica ed estesissima foresta oritana ricavavano il carbone.

Un antico mestiere “migrante”: voglio leggere “il diario” del carbonaio

Le strade, e lo si vede ancora oggi, erano e sono circondate dai muretti a secco, tradizionale tipologia di costruzione che nel Salento è un’arte, come lo è l’impagliatore, che si può ammirare in estate nella marina di Torre Sant’Andrea.

Non solo muretti a secco: tutte le costruzioni tradizionali di Melendugno

Di natura artistica è il lavoro del lapidario, localizzato oggi a Borgagne, dove si possono ammirare numerose opere prestigiose. Impegnato a riparare i recipienti di terracotta era invece “lu cconsalimbure”, intento a lavorare con filo di ferro e trapani elementari per permettere una maggiore durata agli attrezzi.

Professionalità conosciuta in tutto il mondo: il laboratorio delle lapidi a Borgagne

Basati su una bottega tramandata di padre in figlio erano invece i mestieri di calzolaio  e fabbro. Il primo, “lu scarparu”, riparava le scarpe e di solito alternava quest’attività ad altri lavori per poter sbarcare il lunario. Spesso accompagnato da un garzone era invece il fabbro (“ferraru”) sempre alle prese con tante attività contemporanee per portare avanti i propri compiti nel calore della propria officina.

Tra ieri e oggi: il lavoro quotidiano del calzolaio

Segreti, gelosie e lavoro notturno: tutto ciò che c’è da sapere sul mestiere del fabbro

Per le strade dei paesi non era raro, e succede ancora oggi, incontrare venditori ambulanti. La maggior parte degli oggetti di uso quotidiano era acquistata da queste figure professionali: l’arrotino (molatura o affilatura di lame e ombrelli) e il venditore di merletti (in dialetto “capasciole”) si può ancora trovare a Melendugno. Singolare era poi la figura del banditore, colui che a voce spiegata diffondeva per il paese notizie, bandi e prescrizioni da parte del Sindaco.

Quando non erano impegnate nei lavori strettamente domestici, le donne si dedicavano a lavori di sartoria. Le famiglie dove le donne erano abili a tessere con le tradizionali macchine si assicuravano un’importante seconda entrata. Ricami, riparazioni di vestiti e piumoni erano compiti spesso commissionati a queste famiglie soprattutto per la creazione del corredo matrimoniale delle figlie, usanza ancora in voga in molti luoghi del meridione.