15 Luglio 2020

Da Torre dell’Orso alla Baia dell’Orso: una rotta adriatica millenaria

Montagne dell'Albania viste da Torre Sant'Andrea
Foto di Enzo Merola

La costa del comune di Melendugno è separata dalla penisola albanese del Karaburun solo per uno stretto braccio di mare. Nelle giornate più limpide, i salentini e i turisti che affollano le spiagge di Torre dell’Orso o di Sant’Andrea possono guardare verso il mare e ammirare le montagne dell’Albania che si stagliano nitide sull’orizzonte.

Per la loro vicinanza, le due sponde hanno avuto sin da tempi antichissimi costanti rapporti culturali e commerciali. I Messapi, ad esempio, gli antichi abitanti del Salento, provenivano dall’Illiria (l’attuale costa adriatica dei Balcani), e molti studi linguistici mostrano una uguale matrice illirica nella lingua albanese.

Non può essere una coincidenza il fatto che nella parte meridionale del Karaburun, a soli 90 km in linea d’aria dalla grotta della Poesia piccola, esista una baia che ha avuto la stessa funzione di santuario marittimo. Sulle pareti della baia di Grama, infatti, esistono circa 1500 iscrizioni, in greco antico, latino, greco medievale e albanese, prodotte in un arco temporale che va dal IV sec. a. C. al XVI sec. d. C. Le invocazioni sono rivolte a divinità pagane prima e al Dio cristiano dopo, e vi sono anche delle firme famose, come quella del 48 a. C. di Pompeo Magno, l’avversario di Giulio Cesare, e quella dell’imperatore bizantino Giovanni V Paleologo, del 1369 circa.

Baia di Grama - Albania
Baia di Grama - Albania

Questo fa comprendere come tra le due sponde dell’Adriatico vi sia stata sempre una stretta correlazione, evidente proprio nella toponomastica e nella presenza di omologhi santuari costieri: da una parte Roca Vecchia e Torre dell’Orso, con le grotte-santuario della Poesia e di San Cristoforo; dall’altra la vicina baia di Grama, con la sua parete affollata di iscrizioni, e la baia dell’Orso, che presenta un nome quasi identico a quello della famosa marina melendugnese.

Baia di Torre dell'Orso
Baia di Torre dell'Orso - Foto di Federico Rescio

Con il tempo i rapporti tra la Puglia e l’Albania sono diventati più complessi: da Valona arrivarono le navi di Achmet Pascià che nel 1480 attaccarono e presero Roca e Otranto, e in quel tratto di costa albanese si rifornivano spesso le navi dei corsari che hanno infestato il sud Italia fino al XVIII secolo. Eppure il Salento ha sempre mantenuto buoni rapporti con i greco-albanesi dell’altra sponda: a Giorgio Castriota Scanderbeg, il famoso condottiero anti-turco che fu costretto a lasciare l’Albania in mano ottomana, furono concessi molti possedimenti pugliesi, in cui i suoi nobili e i suoi soldati si stabilirono, dando vita a paesi parlanti lingua albanese, che noi oggi conosciamo come Arbëreshë. Persino nel primo Cinquecento, in uno dei momenti di maggiore tensione tra l’impero ottomano e l’Europa cristiana, ancora esistevano pratiche amichevoli tra il Salento e l’Albania: il governatore turco di Valona, nel 1514, cercò un’intesa con il governatore di Terra d’Otranto, il conte di Muro Lucano, per intrattenere pacifici rapporti commerciali tra le due coste (per un approfondimento su questa vicenda, clicca qui ).

E proprio l’odio verso il comune nemico turco ha unito le due sponde: per tutto il Cinquecento molti albanesi della Chimarra (proprio quelle montagne che si vedono dalla costa melendugnese) operavano nei Balcani come spie anti-turche al soldo del governatore di Terra d’Otranto.

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