19 Settembre 2018

Antichi mestieri del Salento: il Carbonaio

Il disboscamento del vasto comprensorio della Foresta Oritana, storicamente estesa dal territorio oggi appartenente al comune di Oria  fino al centro-sud Salento, fu un fatto storico per la vita quotidiana dei contadini, divenuti proprietari delle terre soltanto con la fine del feudalesimo, in Puglia collocata storicamente nel periodo napoleonico (1806-1815). Ma scopriamo segreti e vita quotidiana di un mestiere che per anni caratterizzò questa zona…

Carbonai a Melendugno
Carbonai a Melendugno

La redistribuzione delle terre ai “locali” però non fu un procedimento veloce e facile. Nel territorio di Melendugno dove oggi sorge la Masseria San Biagio, ai confini con il vicino comune di Calimera, c’è l’esempio tangibile di questo percorso storico, lungo, tortuoso e fatto di carte bollate e malcostumi che, ahinoi, richiamano anche fatti più recenti. Ma, spesso siamo soliti dire, siamo figli della storia che abbiamo vissuto!

Il territorio tra Melendugno e Calimera (i cui abitanti noti popolarmente ancora oggi con il soprannome di “craunari” – il termine dialettale di carbonai -), si è detto, fu il prolungamento est-salentino della foresta oritana, fatta di querce e pini che ancora oggi hanno lasciato dei piccoli segnali descritti qui nella scheda del territorio di Masseria San Biagio.

La fine del feudalismo, ripetiamo, non fu un processo facile. Gli abitanti imputavano ai feudatari l’illegittimità dei diritti di proprietà sugli appezzamenti. Si contestava l’acquisizione delle aree, se avvenuta per eredità o per acquisto. Nel 1806, poi, lo stato tolse i diritti sulle terre per assegnarli ai coltivatori di grano, tabacco e verdure. Ma per l’effettivo inizio di una nuova epoca dovevano ancora passare molti anni…

Carbonai a Melendugno
Carbonai a Melendugno

Gli amministratori comunali dell’epoca, per fare “un eufemismo”, furono restii a redistribuire con velocità le terre, tenendo gli appezzamenti migliori per loro parenti vicini. L’unità d’Italia e la fine del Regno Borbonico, accompagnate dai disordini successivi e dalla guerra civile che di fatto fu il brigantaggio, non fecero altro che ritardare questo processo, entrato a regime soltanto dopo la nascita del nuovo stato.

Il disboscamento della foresta oritana rese necessaria la presenza dei carbonai, coloro che dal legno ricavavano carbone. Questo mestiere era diffuso in Italia durante tutto l’Ottocento, dato che la principale fonte energetica proveniva dalle carbonaie, dei forni dove veniva posto il legno a combustione lenta fino alla carbonizzazione, ossia la trasformazione dei tronchi in composto organico.

Carbonai a Melendugno
Carbonai a Melendugno

Inizialmente legata alle grandi quantità di lavoro nel territorio salentino, la vita del carbonaio iniziò a complicarsi con il passare degli anni e la fine del processo di disboscamento delle zone. Da stretti produttori, divennero dei commercianti di carbone e, quando poi le risorse ormai scarseggiarono, l’attività si spostò verso le foreste della Calabria e del Molise.

I carbonai, per esercitare il loro mestiere, dovevano abbandonare il paese dall’inizio della primavera fino ad autunno inoltrato per trasferirsi con la famiglia in montagna dove c’era la legna da tagliare e dove bisognava sorvegliare giorno e notte la carbonaia per 5 o 6 giorni. La settimana lavorativa poteva produrre ben 6 quintali di carbone da 30 quintali di legno.

Masseria San Biagio ospita una riproduzione dei forni carbonai. La legna, affastellata in cumuli molto grandi, era coperta da una calotta impermeabile. Era da evitare l’ingresso di ossigeno per propiziare il calore che a sua volta carbonizzava la legna. Il processo era interrotto ogni tanto da qualche sfiato di fumi dalle finestrelle laterali. Il calore doveva agire lentamente e, all’incirca dopo una settimana di combustione, il forno veniva scoperchiato e il carbone raccolto.

Vi aspettavate anche nel Salento la presenza di questo mestiere legato nell’immaginario collettivo soprattutto alla vita montanara? 

 

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